John Stuart Mill

 

L'emancipazione femminile: una finalità democratica

 

[L'asservimento delle donne (1869)]

 

La democrazia politica si regge e si amplia - dice il radicalismo liberale di Mill - solo con la partecipazione politica di ognuno. Il voto politico alle donne è quindi un elemento indispensabile per una democrazia efficiente. L'aver veduto la donna come soggetto di diritti politici è un elemento originale e di rilievo del pensiero politico di Mill. Occorre non dimenticare che Mill scrive in una società dove il potere sociale e l'ottica maschile che lo sostiene assegnavano alla donna la gestione dei sentimenti privati, la vacanza dagli affari e la crescita dei bambini. Questi temi, inoltre, non costituivano soltanto il contenuto di pregiudizi sociali ma anche quello di autorevoli scelte pedagogiche su una linea culturale che, nella filosofia, ha il suo grande interprete in Rousseau. La donna dell'educazione romantica è confezionata come un elemento di gradevolezza del paesaggio privato della vita maschile dei ceti borghesi: e questo nell'Inghilterra dove il lavoro femminile nelle fabbriche era un fatto comune. Quindi a seconda della collocazione sociale di classe la donna dell'Ottocento inglese aveva dinnanzi a sé due destini abbastanza rigidi: o bambola estetico-morale o forza-lavoro a basso prezzo.

Il pregiudizio sociale più comune è che la donna è «naturalmente» diversa dall'uomo ed inferiore per valore spirituale. Ma, controbatte Mill, la «natura femminile» è un fatto artificiale e storico, cioè non esiste la donna dal punto di vista della natura. Esiste invece una costruzione sociale e culturale della figura femminile con i suoi attributivi positivi e negativi, i ruoli sociali previsti cui corrispondono approvazione o stigmatizzazione sociale. Le donne mostrano quegli interessi e quelle attitudini che le società con le loro invisibili ma rigide discipline hanno assegnato loro. Prima le donne sono sottoposte «ad una cultura da serra per il beneficio e il piacere dei loro signori», poi, ignorando la concretezza di questa relazione sociale, si lamenta il fatto che le donne non hanno dato eccezionali contributi teorici, scientifici, artistici.

Il problema corretto, sostiene Mill, non è quello di contrapporre al pregiudizio della diseguaglianza tra uomo e donna la dimostrazione scientifica dell’uguaglianza, per la quale dimostrazione non si dispone di dati, poiché gli elementi con i quali si vuole dimostrare il contrario. Il problema non è cognitivo ma politico. Occorre creare le condizioni di partenza per le quali le donne siano in grado di vivere socialmente e politicamente in modo analogo a quello degli uomini.

Sconfitto, almeno sino ad oggi, sul problema del sistema elettorale proporzionale come migliore sistema rappresentativo, le idee di Mill sulla emancipazione politica della donna troveranno ampio credito specie nel periodo che va dall'ultimo decennio del secolo alla prima guerra mondiale, quando in Inghilterra vi fu il forte movimento femminista delle suffragiste. Il diritto di voto alle donne fu approvato in Inghilterra nel 1919.

 

[Vegetti, Alessio, Fabietti Papi, Filosofie e società, Bologna, Zanichelli, 1982, pp, 282-283]