LETTERE A CORRADO AUGIAS

(La Repubblica, 1 luglio 2005)

La scuola è troppo facile e non riesce a formarci

Aristea Vinci

aristeo. vinc@tiscalinet. it

SONO una studentessa universi­taria, iscritta al primo anno di In­gegneria all'università Roma Tre. Sono delusa e profondamente preoccupata per la triste fine dell'istruzione italiana.

Alla maturità del 2004, nel mio liceo scientifico a Roma il tema già bello e scritto si poteva trovare nei bagni; nella prova di matematica il compito passato sottobanco dai professori; agli orali, domande a conoscenza degli studenti già dal pomeriggio del giorno prima.

Passiamo all'università: nuovo ambiente, professori estranei, facoltà prestigiosa, eppure la storia non cambia. Esami da otto, nove crediti passati con un semplice quiz a crocette, o con esoneri, sempre e solo scritti, che riducono di gran lunga lo studio e la fatica; assistenti e docenti generosi e disposti ad aiutare gli studenti; foglietti e fotocopie rimpicciolite sotto il foglio, pronti per essere consultati.

Mi chiedo perché ci vogliano spianare la strada nel modo più semplice possibile, facendoci però solo del male. Perché quando sarà tra qualche anno che ci pre­senteremo a qualche datore di lavoro, verremmo respinti e scartati e ci sentiremo dire che il diploma e la laurea che noi abbiamo conseguito non valgono a niente, e allora a quel punto sì che ci mangere­mo i gomiti pensando che piuttosto che essere stati soddisfatti di aver passato un esame con pochi sforzi e poche difficoltà sarebbe servito studiare seriamente, o essere rimandati a quell'esame.